Predicazione di Pentecoste 2017


Predicazione a cura del pastore Peter Ciaccio, esposta durante il culto di Pentecoste, domenica 4 giugno scorso sul testo di Giovanni 16, 5-15. Nel corso del culto sono stati ammessi quali nuovi membri di chiesa tre sorelle e un fratello.

«Ma ora vado a colui che mi ha mandato; e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?” Invece, perché vi ho detto queste cose, la tristezza vi ha riempito il cuore. Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò. Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; 10 quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.

Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà». [Giovanni 15, 5-15]

“Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata”. Questo versetto dovrebbe restare piantato nella mente di tutte le sorelle e i fratelli che fanno un percorso di catechismo nella nostra chiesa, siano giovani o adulti. Il versetto può sembrare paternalista, se vuoi addirittura un po’ misterico, ma, insomma, quando Gesù ci dice qualcosa, difficile che ribattiamo. Però poi abbiamo paura noi a dire queste cose, perché non siamo Gesù e a noi il prossimo ribatte, eccome.

Ma ve lo immaginate un pastore che vi dica: “Ho ancora molte cose da dirti; ma non sono per ora alla tua portata”? Come vi sentireste, come gli rispondereste? Oggi mi prendo il rischio. Oggi ve lo dico. “Care Annette, Giuseppina e Lidia, caro Gandolfo, ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata”. Ecco, come vi sentite?

Però, un momento, avverto un sospiro di sollievo da parte degli altri: meno male che l’ho detto a loro quattro e non a voi altri, vero? E invece lo dico anche a voi: “Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata”.

Ecco, l’ho fatto, l’ho detto. Ma ora vi spiego cosa significa in linguaggio più moderno, più vicino alla nostra esperienza.

Sorelle, fratelli, non è finita qui. Dico ad Annette, a Giuseppina, a Lidia, a Gandolfo. E dico pure a voi altri. Non è finita qui. Se il percorso per diventare membro di chiesa a un certo momento si conclude, il cammino con Gesù non finisce mai. Gesù ha ancora cose da dirci. Ci sono cose che comprendiamo solo camminando con Lui. Ci sono cose che ci mettiamo anni, decenni a capire. Ci sono cose che ci porteremo nella tomba… e forse, se mi passate la battuta, è per questo che il Signore ci promette la resurrezione: perché non ha finito di dirci delle cose, non ha finito di spiegarci.

Un giorno sarà finito. Un giorno tutto sarà rivelato. Ma quel giorno non è oggi. Quel giorno non lo decidiamo noi, quel giorno lo decide il Signore.

Quello che compiamo oggi è un passaggio importante.

È un momento di presa di coscienza. Io sono cristiano e voglio camminare insieme alle sorelle e ai fratelli protestanti. Molte tra le persone che si avvicinano a questa chiesa mi dicono: “Ero protestante e non lo sapevo”. È un momento forte di autocoscienza. Chi sono io? Dove voglio stare? Con chi voglio andare? È uno di quei momenti in cui ci si domanda: ma ho scelto io di venire qui o è il Signore che mi ci ha portato? Ad ogni modo, è come quel momento in cui Lutero davanti alla Dieta imperiale, alla richiesta di ritrattare, rispose: “Io resto qui, che Dio mi aiuti”.

È un momento di accoglienza, in cui la chiesa cui avete chiesto l’ammissione, vi dice: va bene, ti vogliamo con noi. Badate, a volte si pensa: “Chi sono io per dire che quella persona non può essere membro di chiesa?” Come chi sei!? Sei la persona cui il fratello o la sorella ti ha chiesto: posso camminare con te? Ma ve lo immaginate, un uomo che chiede a una donna: “vuoi diventare mia moglie?”; e lei che risponde: “chi sono io per dirti di no?” Ma come chi sei!? L’ha chiesto a te, mica al primo che capita, a uno di passaggio. L’ha chiesto a te e tu devi rispondere sì o no.

È un momento di testimonianza. Non della chiesa valdese, ma dell’amore di Gesù Cristo, che ci chiede di seguirlo insieme agli altri, che non solo ci rivela di essere figli e figlie del Padre, ma ci rivela che siamo fratelli e sorelle gli uni degli altri. Guardate che questo è importante e badate a non dimenticarlo. Come potete immaginare, con Annette, Lidia, Gandolfo e Giuseppina, s’è creato un bel rapporto, cioè intendo dire con me. C’è affetto, c’è stima, c’è voglia di prendersi un caffè insieme o qualcosa di più. Ma non è questo importante, o almeno è importante, ma non è questo il senso della giornata di oggi. Il senso è affermare pubblicamente il loro legame con questa comunità, con questo pezzettino della Chiesa di Gesù Cristo, che si riunisce qui e che cerca con difficoltà di andare avanti. Loro non sono miei seguaci: sono discepoli di Cristo, come ciascuno e ciascuna di voi. Seguono Cristo e lo seguono insieme a voi tutti e tutte.

Questa chiesa ha la tradizione di accogliere i nuovi membri nel giorno di Pentecoste. È una tradizione, è una convenzione, è una scelta e avremmo potuto farne altre, scegliere un altro giorno. Ma questo non significa che non ci sia un motivo per questa scelta. Il motivo è che i discepoli di Cristo senza lo Spirito Santo sono persi.

Sapete, c’è un giorno in cui ognuno di noi conosce Gesù. Il giorno in cui ve ne hanno parlato per primi, il giorno in cui avete capito che Gesù era il vostro unico Signore e Salvatore. Così come c’è un giorno in cui il Signore s’è incarnato, un giorno in cui è morto, un giorno in cui è risorto. La salvezza, la grazia, è un momento, è un giorno. E poi? E poi che si fa? Quante storie abbiamo letto nei vangeli di persone che dicono: “Grazie, Signore, ma ora che succede?”

Ora succede che andiamo avanti, che camminiamo. E lo Spirito Santo è la nostra guida, il nostro consolatore. Affidandoci alla sua guida, noi possiamo andare avanti. Questa è la fiducia della chiesa. Questo è il motivo più profondo dell’esistenza della chiesa. Sì, credere in Cristo, credere che Gesù sia il mio giudice e avvocato, il mio unico sacerdote, la mia ragione di vita, tutto questo è importante. Ma a che serve la chiesa, se non a raccoglierci, noi, donne e uomini imperfetti e a metterci in cammino? Ecco l’importanza della Pentecoste. I discepoli di Gesù erano rinchiusi nel cenacolo. Lo Spirito li fa uscire fuori. Lo Spirito dà loro coraggio. Lo Spirito rende fruttuosa la loro opera. Lo Spirito rende sicuri i loro passi. Lo Spirito crea una vita nuova qui e ora. Una vita nuova, insieme agli altri.

Annette, Giuseppina, Lidia, Gandolfo. E tutti gli altri e le altre. Grazie allo Spirito possiamo camminare insieme e fare esperienza della grazia e dell’amore di Dio.

Amen.

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