Sermone del 28 Febbraio 2016 4


Terza del Tempo di Passione (Oculi)

Testo della predicazione: Efesini 5,1-8

Letture: Lc. 9,57-62; Mt.5,14-16

(A cura di Delia Allotta)                     

“Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato sé stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave. Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata fra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo bene , nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce”

Quante volte ricorre il termine luce nella Bibbia! La luce è un termine che,  come un fil rouge, attraversa tutta la Scrittura dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Genesi – Dio disse: <<Sia luce!>>  e luce fu (Gen.1,3) sino all’Apocalisse quando si parla della nuova Gerusalemme – Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria (Ap.21,24). Gesù stesso dirà: – Io sono la luce del mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre – (Gv.12,46). Lux lucet in tenebris (la luce splende nelle tenebre) è lo stemma delle nostre Chiese, il candelabro con le sette stelle e la Bibbia che  vedete all’ingresso del tempio in alto. Non solo la Scrittura tutta ci parla di luce ma la nostra vita, la vita di ciascuno/a di noi inizia con il venire alla luce; dalle tenebre del grembo materno, dentro il quale siamo custoditi per circa nove mesi, alla luce della vita, di una nuova vita tutta diversa da quella precedente. Quando nasciamo siamo delle nuove creature, veniamo a contatto per la prima volta con l’aria, con il mondo esterno, con la luce.

Leggendo il testo della predicazione sembra di trovarsi davanti ad una raccolta di regole etiche, un codice morale, come spesso purtroppo sia da parte delle Chiese che dei singoli credenti, si  cerca di far apparire la Bibbia, strumentalizzandola a proprio uso e consumo. Ci troviamo infatti davanti ad un elenco di abitudini  sconvenienti, disdicevoli: fornicazione, impurità, avarizia, oscenità, parole sciocche o volgari…

Ma contrariamente a quanto possa sembrare a prima vista, l’invito più forte, quello autentico che ci fa Gesù non è di seguire delle regole ma di seguire Lui, di imitarlo: Siate dunque imitatori di Dio perché siete figli da lui amati (Ef.5,1) sono le prime parole che troviamo in questo capitolo, l’imitatio Christi; fare come Lui, mettersi alla sua sequela camminando nell’amore. Per Gesù non sono importanti le regole, talvolta neppure quelle morali, non sono importanti le prescrizioni, i riti, le consuetudini; Gesù infrange le regole per seguire l’amore che supera ogni cosa, quell’amore del quale abbiamo letto nella confessione di fede, che è più forte di tutto il male e la violenza del mondo. Egli guarisce in giorno di sabato, tocca i morti, i lebbrosi superando le regole dell’impurità, i tabù, parla con le donne, gli stranieri con quelle persone che venivano evitate perché ritenute di poco conto, siede a tavola con i peccatori, frequenta donne di dubbia reputazione perché Gesù mette al primo posto l’amore. Se dovessimo applicare a Gesù il famoso detto: “Dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei” non so quale modello da imitare ne verrebbe fuori… anzi un tipo da evitare!

In passato eravate tenebre ma ora siete luce nel Signore (Ef 5,8). Che responsabilità essere luce! Mi viene in mente quanto sia importante il faro per i naviganti;  essere luce non è importante  soltanto per sé stessi ma per illuminare il cammino degli altri, è essere un esempio da seguire. Che responsabilità! Che incarico pesante! Ad essere tenebre non ci vuol niente, non c’è bisogno di alcuno sforzo; talvolta ci siamo già nelle tenebre e neppure ce ne accorgiamo!

Il testo ci parla in maniera inequivocabile facendo uno stacco tra il prima in passato  eravate tenebre e il dopo – ora siete luce nel Signore – e ci fornisce per così dire le istruzioni per l’uso, per comportarci come tali; come figli di luce dobbiamo esaminare cosa gli sia gradito, dobbiamo continuamente confrontare l’andamento della nostra vita con la Parola, il verbo greco dice: vagliare. Sorelle e fratelli siamo obbligati a riflettere sulle nostre azioni, decisioni, prese di posizione; dobbiamo considerare se stiamo seguendo i nostri impulsi, i nostri gusti, inclinazioni, il nostro tornaconto ecc. o l’insegnamento di Gesù.

Noi oggi credo non abbiamo più ben presente questi due concetti luce e tenebre così ben distinti da quel linguaggio gnostico della lettera agli Efesini comune ad altri scritti del Nuovo Testamento, sia perché non viviamo più in un mondo dalle nette contrapposizioni ma in una società permissiva, accomodante, dove tutti gli angoli vengono smussati, tutti gli eccessi giustificati ecc. sia perché non ci capita quasi mai di trovarci fisicamente immersi nelle tenebre. Noi non riusciamo ad immaginare le tenebre ma al massimo l’oscurità, di notte quando siamo a letto ed anche allora le nostre camere sono sempre un minimo illuminate dalle varie lucine in stand-by delle tv o del condizionatore ecc. e allo stesso modo non riusciamo a capire quanto possa essere importante la luce  che abbiamo sempre a portata di mano, basta infatti un clic del nostro cellulare. Nessuno/a di noi credo si sia mai trovato avvolto dalle tenebre (tranne che abbia avuto un guasto all’auto in piena campagna in una notte senza luna e senza stelle!) e ciò ci impedisce la piena comprensione del testo, quel passare dal buio totale alla luce abbagliante.

Spesso la nostra vita è un continuo altalenare tra questi due poli: La luce e il buio. Ai momenti luminosi, ai periodi nei quali riusciamo bene o male a mettere i nostri piedi nelle orme del Maestro, si alternano le cadute, quel volgersi indietro del quale ci parla l’evangelista Luca – nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro è adatto al Regno di Dio – (Lc.9,62) . Rimanere ancorati al passato talvolta può essere più comodo del  protendersi verso un futuro sconosciuto, verso il nuovo che ci fa spesso tanta paura.

Essere luce è un cambiamento di rotta, è dare un taglio netto al passato, alle tenebre, per orientare la propria vita in maniera opposta ed iniziare a seguire Colui che è la vera luce.

Se leggiamo il contesto più ampio nel quale è inserito il nostro testo, ci accorgiamo che anche negli altri capitoli della lettera si parla sempre  di un prima e un dopo, del vecchio uomo e dell’uomo nuovo.

Gesù ci ha tratti fuori dal non senso, dalla stupidità (parole sciocche) dall’avarizia, dall’oscenità… a noi la scelta se seguire la luce o rimanere al buio, se accettare l’invito a camminare nell’amore come risposta all’amore di Dio per noi  o ritornare ai nostri vecchi vizi, alle nostre cattive abitudini.

L’essere luce ovviamente non è assumere un aspetto esteriore luminoso, splendido, non è qualcosa di astratto ma è un nuovo status, un nuovo modo di essere ; è mettere in pratica il grande comandamento: – Ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso – Se si ama non si sarà indifferenti alla violenza, alla sopraffazione, allo sfruttamento delle categorie più svantaggiate; non si rimarrà sordi alle grida di dolore di chi piange i propri morti in guerra o in mare, annegati durante le traversate alla ricerca di un futuro migliore. Ci si interesserà ai problemi della città, alla salvaguardia del creato, all’intera umanità. Essere luce è la nostra risposta di impegno alla grazia ricevuta  è percorrere la via della santificazione, sperimentare cioè già qui ed ora il regno di Dio, la luce che siamo chiamati ad essere, adoperandoci per un mondo altro.

Sorelle e fratelli, in passato eravate tenebre ma ora siete luce nel Signore! Comportatevi come figli di luce. Amen.


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